Poíēsis – Il fare dal nulla
Moie di Maiolati Spontini (AN), 25 marzo /9 aprile 2023
Póiēsis Il fare dal nulla
Incontro d’arte
Dipinti e poesie di Silvia Segnan
Sala Capitolare Antico Monastero Benedettino Moie (An)
Sabato 25 marzo 2023 ore 18,30
Concerto Inaugurale Abbazia Santa Maria Delle Moie
Musiche di Johannes Brahms
Luca Ranieri – viola
Marta Tacconi – pianoforte
Diego Mecenero – relatore
La mostra sarà visitabile fino al 9 aprile 2023 dal giovedì alla domenica negli orari 10.00/12.30 – 16.30/20.00
Collaborazioni:
Parrocchia Santa Maria delle Moie, Studio Musicale Crescendo, Rossini Pianoforti, Samas Pubblicità
L’EVENTO
POIESIS (Ποίησις)
Il nome ποίησις che significa propriamente il fare dal nulla (Plat., Symp., 205, b), appare la prima volta in Erodoto col senso di “creazione poetica” (ii, 82). Per antonomasia, il termine indica la poesia di Omero (Plat., Ion, 531, d; Thaeet., 152, e) e pertanto non sorprende di trovare una personificazione della P. nel rilievo di Archelaos (v.) di Priene con la celebrazione di Omero. D’altra parte qualche difficoltà nell’esatta interpretazione della figura allegorica, si incontra per il fatto che nella tradizione antica non è altrimenti nota la personificazione della poesia come genere letterario (tranne forse in Aristofane, Rane, 868), mentre sono frequenti le personificazioni della tragedia e della commedia.
Con il nome di P. è indicata nel rilievo di Archelaos una figura di giovane donna che muove verso l’altare dove si celebra il sacrificio in onore di Omero, tenendo alte due fiaccole; è vestita di chitone e mantello, i capelli sono raccolti dietro il capo e poi lasciati fluire sulle spalle. È incerto se la figura rappresenti la poesia in generale e le due faci sarebbero l’epica e la lirica, o non piuttosto la stessa poesia epica, in particolare omerica, con faci guerresche, o infine la lirica che nel rilievo precederebbe la tragedia e la commedia per la sua maggiore antichità rispetto alle arti drammatiche (Bieber).
FONTE: TRECCANI
Il termine POIESIS significa quindi produrre, fare, creare ed, in senso più ampio, comporre. Andando ancora più indietro, si risale alla radice sanscrita pu- che ha appunto il significato di generare, procreare. La poesia è, in altri termini il frutto della creazione artistica che raggiunge vette tanto sublimi quanto riesce a trasfigurare il dolore, la sofferenza, le tragedie in bellezza estetica ed etica.
Questa parola deriva dal verbo greco ‘poieo’ che significa fare, inventare, comporre, creare.
Poiesis, dunque, è il processo attraverso cui qualcosa che non c’era può venire all’esistenza, l’azione che porta dal non-essere all’essere
Nel linguaggio comune questo termine viene solitamente tradotto con poesia. Nel suo significato originario, esso rimanda non solo al “parlare in versi”: più fondamentalmente, infatti, ‘poiesis/poesia’ è ogni esperienza di creazione, il dare forma a qualcosa di nuovo, che prima non esisteva.
Dal web
In principio era il non essere, il non visibile, il neutro, il vuoto, il bianco, appunto.
L’origine d’ogni cosa, la purezza totalizzante. La riscoperta, la necessità.
Il linguaggio poetico si estende e si traduce in pittura, tele tramate, sfruttate e ridipinte più volte per coprire, o perché una sola volta non basta più.
Questo fare dal nulla. Questo creare dai versi alla tela, la propria intenzione verso il mondo, vivere di continua indagine con il passato ed il presente. Per conoscersi, per conoscere.
Ho iniziato col bianco, il colore del marmo, della tela, della Grecia antica.
Ho concluso con l’azzurro, il viola, il colore della spiritualità, e infine, l’oro.
Il colore della lucentezza, che sta bene con tutto, appunto, come il bianco.
Il bianco è candore, copertura di qualcosa che eccede e non trova soluzione, né dimensione, tanto meno identità.
È ricerca di limpidezza, coraggio, libertà, sogno.
Il bianco è una nuova possibilità, è un vaso di ceramica da riempire di fiori e lettere d’amore, è un pezzo di marmo tagliente da modellare e scolpire, addolcire e ammorbidire, tutto da ricominciare, tutto daccapo, tutto d’un fiato.
Tutto da ricompattare.
Tutta una vita da ridipingere, da riscrivere, da mettere ai lati della paura per specchiarsi di sé stessa fino in fondo, dove fa più male.
Il bianco è il silenzio della mente, è distruzione della superficialità dove galleggiano comete e fuorvianti parassiti di passaggio, è poesia divenuta colore.
Il bianco è solitudine, per questo, verità.
Il bianco è paura, perché accoglie ogni cosa, è dove tutto può succedere, tutto può rivelarsi.
Il bianco è creazione.
Nelle mie tele, questa essenza viene esternata nella grazia della femminilità, scrigno prezioso da cui la vita del mondo ha inizio.
Silvia Segnan